YouTube demon(et)izza i peggiori video sulla piattaforma, ma è davvero la fine della viralità come la conosciamo?
Non c’è bisogno di spiegazioni: Youtube è il fenomeno più importante del mondo e il servizio di video streaming più utilizzato da chi possiede un device che si collega ad internet. L’utilizzo di questa piattaforma ha assunto numerose tonalità di colore fin dal suo primo lancio nel 2005, con la necessità di confrontarsi costantemente con il mondo in continua evoluzione, talvolta decidendo la fortuna di numerosi personaggi nati e cresciuti tra le righe di codice di questo sito.
Miliardi di visualizzazioni hanno fatto la fortuna di alcuni tra i più importanti artisti internazionali, permettendo loro di guadagnare grazie alle proprie produzioni tramite il circuito di monetizzazione collegato al servizio Google Adsense.
Una recente modifica alla policy relativa alla monetizzazione sembra però mischiare un po’ le carte sul tavolo di gioco, andando a dettare legge sulla qualità dei contenuti caricati da Youtuber di tutto il mondo.
Così, dopo la demonizzazione del fenomeno di Click Baits (soprattutto con l’esplosione virale di “Pokemon GO”) che puniva l’utilizzo di titoli non corrispondenti al contenuto dei video, arriva un cambiamento alle regole che obbligherà a modificare la propria condotta a tutti coloro i quali hanno utilizzato la piattaforma di streaming in maniera eticamente scorretta.
Tutti i video dovranno adesso essere ‘advertiser–friendly’ in modo da riuscire ad ottenere guadagni grazie al circuito AdSense. Ma cosa significa davvero “advertiser friendly”?
Sembra che per poter continuare a guadagnare grazie ai proventi delle visualizzazioni il “creator” dovrà evitare di inserire nei suoi prodotti video:
– Azioni Violente o situazioni relative a violenze estreme;
– Linguaggio profano o di cattivo gusto;
– Contenuto di tipo sessuale;
– Discussione di ogni tipo relativo a politica, disastri ambientali, celebrità;
– Contenuti che promuovano l’uso di droghe o sostanze illegali.
No, Youtube non sta diventando in questo modo il vostro bisnonno, ma sta cercando di creare i presupposti per una corretta forma di edizione che consenta il libero passaggio di informazioni e la libertà di pensiero, senza però appoggiarla economicamente. Così, se stavate pensando di aprire l’ennesimo canale di Youtube con comicità spicciola e ricca di riferimenti sessuali, discorsi politici da bar e interviste volgari alle persone incontrate per strada probabilmente non ne caverete un ragno dal buco.
Ovviamente non stanno tardando le reazioni di numerose stelle del Tubo soprattutto negli Stati Uniti come quella di Casey Neistat, che totalizza ogni giorno milioni di visualizzazioni con il suo stile di vita fuori dalle righe.
I principali blog degli Stati Uniti parlano già di come il fenomeno Youtube possa diventare noioso in questo modo. Tuttavia, spero di non sbagliarmi, immagino che il colosso di streaming avesse bisogno di migliorare in tal senso il mondo del videomaking. Spesso e volentieri ci rendiamo conto di quanto il web sia pieno di contenuti che hanno ragione di esistere solo relativamente a un determinato tipo di pubblico. Garantire un guadagno unicamente a coloro i quali riescano a creare del vero intrattenimento, è una cosa che privilegia la meritocrazia e incoraggia la democrazia a fare passi avanti verso il miglioramento dei contenuti online.
Ciò significa, ancora una volta, che potrà essere dato più spazio (e più soldi) a tutti quegli artisti, cantanti, registi, videomaker e creator che si sono dimostrati dei veri e propri produttori di contenuti e non hanno rincorso il facile successo dei meccanismi virali del web andando incontro a messaggi innovativi e divertenti senza esagerare e senza lucrare su eventi tragici o politici di un certo spessore.
Quello però su cui andava indagato era se tutta questa notizia riguardasse davvero una “nuova” policy di Youtube o una serie di modifiche all’utilizzo del servizio.
Pare infatti che YouTube abbia semplicemente reso le cose più semplici per tutti coloro che non riuscivano a comprendere le motivazioni per cui il loro video non riusciva ad essere monetizzato. Prima, conoscere questo processo non era ben chiaro per gli utenti e rischiava di generare un malcontento generale ben peggiore di quello creatosi negli ultimi giorni.
Principalmente le modifiche riguarderanno una nuova icona di monetizzazione che apparirà in giallo quando i contenuti saranno non “advertiser-friendly” e inoltre i creator saranno avvisati via mail della demonetizzazione del loro contenuto. Se chi ha caricato il video dovesse credere che si tratti di un errore può richiedere la revisione dei contenuti, in un modo che prima non era possibile garantire così semplicemente.
Così l’aggiunta di questa restrizione andrebbe a inserirsi in un discorso più ampio che riguarda anche lo sfruttamento dei diritti d’autore garantiti dal servizio di ContentID di Youtube, dove lo studio sulle restrizioni diventa empirico e dipende di caso in caso, causando una maggiore irritazione e disagio in chi dello youtuber ne ha fatto un mestiere.
Diventa così opinabile se gridare o meno alla censura e cercare di capire come costruire insieme una community democratica e meritocratica dove è possibile guadagnare della propria arte, senza vedere in YouTube un mecenate dalle tasche infinite.
Potrete continuare a caricare su Youtube qualsiasi cosa vorrete ma se vorrete vivere di questo dovrete dire addio a sesso, droga e politica.
Comprate un gattino o una chitarra elettrica, quelli potranno farvi ancora diventare milionari.