Tomorrowland e la sensazione di ritornare al futuro
Quando eravamo bambini, o almeno quando lo eravamo davvero negli anni Novanta, eravamo soliti guardare al cinema o in videocassetta una serie di film con delle storie fantastiche, dove non aveva importanza soltanto il numero degli effetti speciali che i calcolatori dell’epoca erano in grado di sovrascrivere sul livello zero della pellicola.
Questi film erano, tra i tanti, Ritorno al Futuro, E.T., Howard il Papero, l’intramontabile saga di Star Wars, Ghostbuster e tanti altri che la TV privata ci proponeva spesso nelle desolate e fredde domeniche invernali, come alternativa all’abboffata di pixel che ci avrebbero donato le nostre console a 8bit.
Passano gli anni e cresci con la consapevolezza del fatto che quelle storie emozionanti non torneranno mai più e, di conseguenza, diventi un nostalgico, maturi e ti affezioni ad altre storie più recenti, quelle che narrano un futuro “possibile” ma non verosimile. Mentre sei convinto che non possa più esistere un cinema lineare a favore di una produzione trasversale ecco che, in una sera come tante, ti passa davanti il trailer di un film prodotto da Walt Disney Pictures. Il suo nome è Tomorrowland. E già dal trailer, non puoi farne a meno.
Il film, scritto da Damon Lindelof (il regista di LOST) e diretto da Brad Bird, prende vita dal progetto utopico presente in casa Disney da diversi decenni, ovvero da un vero e proprio prototipo di città del futuro ideato proprio da Walt Disney in persona.
L’Experimental Prototype Community of Tomorrow ovvero EPCOT, è una sorta di “comunità del futuro” che con il tempo si evolse, dando vita al parco di divertimenti omonimo, l’Epcot, che aprì le porte al pubblico di massa nel 1982, presso il Walt Disney World Resort.
Un film che nasce da una sorta di parco divertimenti potrebbe riportarci indietro alla creazione del grande successo chiamato Pirati dei Caraibi, ma non è proprio così. Tomorrowland ha i tratti di una storia ottimistica che, in realtà nasconde una nostalgia del passato e del ritorno ad una comunità organizzata secondo la condivisione e la conoscenza. Questo non lo si evince unicamente dalle immagini che narrano l’ ingresso a Tomorrowland, creando spesso un ossimoro tra il tecnologico e il rurale, ma soprattutto dalla storia di eroi che cercano costantemente di confrontarsi con l’ombra del proprio passato, creando le basi per una società che vive qualunque emozione attraverso lo schermo del proprio smartphone.
Dal momento in cui ho visto il trailer ho desiderato così tanto vedere questo film al cinema che è stato davvero difficile attendere di vederlo subito dopo il weekend di uscita. In ogni caso la bellezza di questo film sta, ancora una volta, nella scrittura di una storia molto vicina a quelle di un tempo, accompagnata da una bella recitazione di George Clooney che in questa sede è doppiato dall’inconfondibile voce di Francesco Pannofino. A fare da collante alle varie sequenze che raccontano la surreale storia di Frank Walker e Casey Newton, un’eccezionale colonna sonora di Michael Giacchino (lui ve lo ricorderete almeno per i commenti sonori di Up! e Lost) che spesso e volentieri strizza l’occhio al miglior John Williams nella prima trilogia delle Guerre Stellari.
Il mio consiglio è quello di andare a vedere questo film, uscito in un weekend in cui tutti puntano lo sguardo verso due film italiani molto interessanti e sicuramente da vedere come Youth e Il Racconto dei Racconti, ma se siete appassionati delle grandi storie made in U.S.A. allora non potrete fare a meno di un masterpiece come questo. Io, lo vedrò almeno un altro paio di volte.
E se l’avete già visto e non vi basta il film, vi consiglio due grandi gadget da acquistare il prima possibile!