Shadow Tactics: Blades of the Shogun – Quando il Giappone Feudale Incontra un giocatore che ha perso il sonno (e la dignità) per colpa di un samurai e del suo tanuki
Introduzione: Un Ritorno al Passato, Con Stile (e Shuriken)
Immaginate di essere seduti su un tatami, con una tazza di tè matcha in mano, pronti a pianificare l’eliminazione di un generale corrotto. No, non è l’ultimo corso di mindfulness hipster, ma l’esperienza offerta da Shadow Tactics: Blades of the Shogun, il capolavoro stealth-strategico di Mimimi Productions che ha resuscitato un genere sepolto più in profondità dei segreti dello Shogunato. Uscito nel 2016, questo gioco è la risposta a chi credeva che i titoli tattici in tempo reale fossero estinti come i samurai senza padrone. Con un mix di sadismo creativo e grazia nipponica, Shadow Tactics vi farà innamorare, bestemmiare e, forse, imparare a meditare tra un game over e l’altro.
Pensate a Commandos e Desperados, ma con più kimono e meno sigari. Mimimi Productions, studio noto per aver creato giochi come The Last Tinker: City of Colors (un titolo che, ammettiamolo, nessuno ricorda), ha osato sfidare il mercato con un’ambientazione storica e una difficoltà che fa sembrare Dark Souls un gioco per asili nido. Ebbene sì, perché qui non basta schiacciare pulsanti: serve strategia, pazienza e la capacità di ridere di nervoso quando Yuki, la vostra ladra adolescente, viene scoperta perché avete cliccato sul cespuglio sbagliato.
Disponibile su PC, console e persino su macOS/Linux (per quei giocatori che vogliono sentirsi superiori mentre muoiono per la centesima volta), Shadow Tactics non è solo un gioco. È una lezione di vita. O di morte. Dipende da quanto siete bravi a far sopravvivere Takuma, il cecchino anziano che si muove come un nonno al supermercato nel giorno della pensione.
Trama e Narrativa: Samurai, Tradimenti e Dialoghi che Suonano Come Sushi in un Fast Food
La storia si svolge nel Giappone del XVII secolo, un’epoca in cui gli shogun decidevano chi viveva e chi diventava decorazione per giardino. Siete un gruppo di cinque assassini – Hayato il ninja, Mugen il samurai, Aiko la kunoichi travestitrice, Yuki la ladra, e Takuma il cecchino con un tanuki come animale domestico (perché sì, anche i killer hanno bisogno di compagnia pelosa) – incaricati di sventare un colpo di stato orchestrato dal misterioso Kage-sama.
La trama è lineare come un haiku, ma con abbastanza colpi di scena da far sembrare Game of Thrones una soap opera di quart’ordine. Ogni missione svela pezzi del puzzle, tra duelli all’ultimo shuriken e momenti in cui vi chiederete: “Ma perché Takuma non può semplicemente sparare a tutti e andarcene a casa?”. La risposta, ovviamente, è “perché sarebbe troppo facile”, e in Shadow Tactics la parola “facile” è bandita come un samurai senza onore.
I dialoghi sono un mix tra poetico e… be’, a volte sembrano tradotti da Google Translate dopo una notte di sakè. Aiko, ad esempio, esclama “Che sfortuna!” quando viene scoperta, come se avesse appena perso il treno, non la vita. Ma è proprio questo il bello: il gioco non si prende troppo sul serio, e nemmeno voi dovreste farlo. Tra una battuta sul destino e un commento sarcastico di Yuki (“Ehi, Hayato, la prossima volta possiamo provare a non farci scoprire?”), la narrativa mantiene un tono leggero, nonostante i temi oscuri di tradimento e sacrificio.
Gameplay: Dove la Tua Pazienza Viene Messa alla Prova (e Uccisa a Coltellate)
Se pensate che organizzare una cena di famiglia sia complicato, provate a coordinare Hayato, Mugen e Takuma in una missione notturna con venti guardie, tre cani e un falò che sembra attirare nemici come i panini al tonno attirano i gatti. Il cuore di Shadow Tactics è il controllo simultaneo dei personaggi, ognuno con abilità uniche. Hayato può lanciare shuriken e scalare tetti, Mugen fa a pezzi i nemici con la sua spada (e il suo ego), Aiko si traveste da geisha per distrarre le guardie (funziona sempre, perché gli uomini del XVII secolo erano prevedibili), Yuki piazza trappole letali, e Takuma… beh, Takuma spara da lontano e aspetta che gli altri facciano il lavoro sporco.
La modalità ombra (Shadow Mode) è il vostro migliore amico/nemico. Permette di programmare azioni sincronizzate: ad esempio, far saltare in aria una botte di polvere da sparo con Takuma mentre Hayato pugnala due guardie ignare. Peccato che, se sbagliate il timing, finirete per far esplodere anche Hayato, trasformando la missione in una tragedia shakespeariana.
Le missioni sono puzzle giganti, dove ogni cespuglio, tettoia o pozzo può diventare un’arma o una trappola mortale. In un livello memorabile, ho fatto crollare un masso su un gruppo di soldati, solo per rendermi conto che avevo dimenticato di salvare Yuki, rimasta bloccata sotto un albero. Risultato? Game over, e una crisi esistenziale sul mio ruolo come leader.
Difficoltà: Se le prime missioni vi sembrano un tutorial rilassante, preparatevi per le fasi finali, dove il gioco vi chiederà di pianificare come uno stratega militare sotto effetto di Red Bull. La curva di apprendimento è più ripida del Monte Fuji, ma ogni successo è appagante come trovare l’ultimo pezzo di un puzzle dopo ore di ricerca.
Grafica e Design: Un Giappone in Miniatura, Con Più Sangue del Previsto
Shadow Tactics è un quadro in movimento. La visuale isometrica mostra ambienti ricchi di dettagli: castelli avvolti dalla nebbia, villaggi brulicanti di civili ignari, e foreste così folte che vi verrà voglia di controllare se ci siano serpenti nascosti tra i pixel. I personaggi sono modellati con cura – Mugen ha una barba che grida “Io sono il capo”, mentre Yuki sembra uscita da un anime degli anni ’90.
Attenzione, però: non tutto è perfetto. In alcune scene affollate, la telecamera si comporta come un turista ubriaco, oscurando la visuale con alberi o muri. E poi ci sono i cespugli. Oh, i cespugli. Quante volte li ho scambiati per rocce, scale, o portali per un altro universo! Mimimi, vi prego, nel prossimo gioco aggiungete un corso di botanica per giocatori.
Colonna Sonora e Audio: Shamisen, Passi e imprechi Sottovoce
La colonna sonora di Filippo Beck Peccoz è un viaggio nei suoni del Giappone feudale, con shamisen che twangano come avvertimenti e tamburi che accelerano il battito cardiaco durante gli inseguimenti. Gli effetti sonori sono impeccabili: il clic dello shuriken di Hayato, il tonfo sordo di Mugen che atterra su un nemico, e il gorgogliare del sakè che Aiko usa per distrarre le guardie (fun fact: è lo stesso rumore che fa il mio frigorifero di notte).
Il doppiaggio giapponese è opzionale, ma consigliato per chi vuole immergersi totalmente. Peccato che alcune battute siano tradotte con la creatività di uno studente di liceo alle prime armi. Quando Aiko dice “Kore wa omoshiroi”, il sottotitolo recita “Questa è una situazione interessante”, ma il suo tono suggerisce più un “Che cavolo abbiamo combinato?”.
Rigiocabilità: Perché una Volta non Bastava (Secondo Masochisti)
Completare Shadow Tactics richiede circa 20 ore, ma la vera sfida inizia dopo: speedrun, modalità Hardcore (un solo salvataggio a missione), e l’ossessione di collezionare tutte le medaglie. L’espansione Aiko’s Choice aggiunge tre missioni che esplorano il passato della kunoichi, inclusa una showdown con la sua ex-mentore Chiyo, che combatte come “una tigre con una vendetta personale”.
I DLC includono skin alternative (perché anche gli assassini hanno bisogno di un guardaroba alla moda) e una colonna sonora da ascoltare mentre vi chiedete perché continuate a rigiocare un livello che vi ha fatto piangere la prima volta.
Esperienza Generale: Pregi, Difetti e Quanto Vi Mancherebbe Takuma nella Vita Reale
Pregi:
- Gameplay profondamente gratificante per chi ama le sfide.
- Design dei livelli geniale, con soluzioni multiple.
- Personaggi indimenticabili, specialmente il tanuki di Takuma.
Difetti:
- Difficoltà proibitiva per i novizi.
- Problemi tecnici minori (telecamera, hitbox dei cespugli).
- La storia, seppur solida, non rivoluziona il genere.
Confrontato a titoli come Desperados III (sempre di Mimimi), Shadow Tactics è più focalizzato, meno dispersivo, ma con meno opzioni non letali. Se Hitman è un cocktail party, questo è un duello all’ultimo sangue in un giardino zen.
Conclusione: Vale la Lama dello Shogun?
Shadow Tactics: Blades of the Shogun merita un solido 9/10, un punteggio che riflette la sua eccellenza nonostante qualche imperfezione. È il gioco perfetto per chi sogna di essere un maestro ninja, per chi ama pianificare ogni mossa come in una partita a scacchi, e per chiunque abbia mai pensato “Vorrei che la mia vita avesse una modalità ombra”.
Acquistatelo se:
- Siete pazienti, strategici e amate le ambientazioni storiche.
- Vi piace ridere di nervoso dopo aver fallito la stessa missione 15 volte.
Evitatelo se:
- Cercate azione frenetica o una trama da Oscar.
- Avete la tendenza a lanciare controller durante i game over.
In definitiva, Shadow Tactics è un’esperienza che vi segnerà, come una cicatrice da katana. E come tutte le cicatrici, ne andrete fieri. O almeno, questo è quello che direte ai vostri amici mentre piangete su quel livello impossibile.
Articolo scritto con il contributo di 47 tazze di tè, 3 controller sostitutivi e un tanuki immaginario chiamato Bob.