Questo libro elimina la parola “paura” dal dizionario
Il viaggio, si sa, è metafora della vita.
E come metafora, rappresenta un’altalena di emozioni che mescolano il gusto per l’ignoto al piacere per l’organizzazione, il mistero di ciò che proveremo alla piacevolezza di essere consapevoli di esistere in quel luogo e in quel momento.
Nel libro Ogni creatura è un’isola Andrea De Spirt racconta un viaggio e parte da una domanda: “come si può colmare il vuoto della solitudine quando ti avvolge da ogni lato come il mare avvolge uno scoglio?”
È questo ciò che si chiede il protagonista di questa storia, trasferitosi su un’isola remota alla ricerca di risposte sulla scomparsa del fratello F.
La ricerca della verità lo porta in un viaggio nel viaggio, nella necessità di sconfiggere le proprie paure, le proprie insicurezze. La stessa paura, viene sostituita dalla parola “pinguino imperatore” e ci accompagna in tutto il libro come un delicato leitmotiv wagneriano alla ricerca di un ritmo cadenzato dai brevi paragrafi che si limitano a descrivere la vaporosità del momento.
I pensieri rimandano alla necessità di trovare un senso alla vita, al viaggio in sé, alla necessità di dirsi o meno addio o di rincontrarsi presto: hope to see you soon.
L’isola a forma di balena che osserva dalla riva è uno dei personaggi della storia, un luogo non luogo. L’incontro con J, una ragazza in sella a una bicicletta rossa, sembra diradare la nebbia sulla scomparsa di F e prova a mettere la parola fine sulla solitudine che aleggia lungo tutta la storia.
Romanzo d’esordio di Andrea De Spirt, Ogni creatura è un’isola, è un prodotto sperimentale, la prova di una scrittura che può appassionare mattone per mattone. Non è necessario identificare l’obiettivo di questa storia, ma il lettore può addentrarsi nei pensieri del protagonista abbandonandosi, segmento per segmento, all’ineluttabilità dell’esistenza.
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