L’intelligenza artificiale di Nvidia adesso crea persone dal nulla: disagio o opportunità?
Era il 1968 quando il mondo, grazie al genio di Stanley Kubrick e al suo 2001: Odissea nello spazio, iniziò a temere le macchine.
Nel film in questione l’intelligenza artificiale Hal 9000, protagonista senziente della missione di Discovery One, decideva autonomamente di eliminare la variabile umana dall’equazione. Il risultato? Negli occhi degli spettatori si faceva spazio la paura verso un futuro distopico, nel quale le macchine si sarebbero ribellate all’uomo.
Alle porte del 2019, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ha permesso di introdurre nuove opportunità di business, analizzando l’enorme quantità di dati prodotta nell’ultimo decennio e dandola in pasto ad algoritmi di machine learning al fine di restituirne un risultato efficiente.
In questa partita si fa spazio Nvidia, azienda produttrice di processori grafici, schede madri e componenti per prodotti multimediali per PC e console, con uno studio rivoluzionario sulle potenzialità delle reti antagoniste generative, o in inglese generative adversarial networks (GAN), di creare dei modelli di volti realistici a partire da dati pre-impostati.
I ricercatori Nvidia sono al lavoro su questo progetto dal 2014 e il risultato ottenuto in meno di 5 anni è impressionante.
La creazione di questi volti non è stata lasciata in totale autonomia alle macchine. I ricercatori NVIDIA hanno dovuto allenare le AI per una settimana intera e hanno raggiunto i risultati utilizzando 8 schede grafiche che hanno permesso questo impressionante risultato di rendering.
In un contesto tecnologico nel quale anche l’Italia sta provando a inserirsi nella quarta rivoluzione industriale, questo risultato ci permette di fare una serie di valutazioni sulla reale esigenza di affidarsi a strumenti che ci permettano di destrutturare i dati collezionati e di riconfigurarli in base alle nostre esigenze.
Il timore di una perdita di controllo, l’attenta lettura delle leggi di Asimov, la creazione di una legislazione europea atta a contenere la programmazione delle intelligenze artificiali e tutto il processo mediatico che ne consegue, ci sta lentamente allontanando dalla necessità di tornare a vedere le macchine come uno strumento essenziale per il nostro lavoro.
Ma come strutturare il dialogo con le macchine e, di conseguenza, con i dati?
Se è vero che gli smartphone ci hanno dato la possibilità di avere in tasca tutta la conoscenza del mondo, sembra essere arrivato il momento di pagare il conto. Tornando a studiare per migliorarci.
Se qualcuno continuerà a preoccuparsi del fatto che le intelligenze artificiali ci ruberanno il lavoro non ha una visuale ampia sulle prospettive di programmazione delle nuove tecnologie. Le intelligenze artificiali creeranno nuovi posti di lavoro, daranno molto più spazio alla programmazione e permetteranno a più persone di tornare a studiare per avere la possibilità di migliorare il sistema tecnologico.
I risultati di Nvidia porteranno una rivoluzione soprattutto nel settore dell’industria videoludica, permettendo alle AI di generare automaticamente personaggi non giocanti dall’alto realismo.
Come non ragionare, inoltre, sulle potenzialità del marketing?
IKEA, ad esempio, distribuisce dal 2014 cataloghi realizzati completamente in computer grafica. L’introduzione delle intelligenze artificiali rappresenta un game changer in questo settore permettendo a nuove figure professionali di programmare lo sviluppo di ambienti e prodotti.
Il prossimo decennio sarà caratterizzato dalla costruzione di reti veloci con l’introduzione del 5G nel nostro quotidiano, dalla conseguente interconnessione di oggetti smart, dal supporto della mixed reality in ambiente di lavoro e dal dialogo con assistenti virtuali una volta tornati a casa.
Ho bisogno di pensare che l’Italia e la nuova generazione di professionisti si dimostri pronta a questo genere di rivoluzione, mirando alle potenzialità che questa tecnologia ci sta offrendo, senza chiudersi in un guscio di timore e perplessità nei confronti del cambiamento.
Ogni rivoluzione tecnologica porta i suoi effetti, ma starà a noi permettere di apportare un beneficio reale invece di proporsi come un fenomeno devastante.