Cineitaliano! La necessità di esportare il cinema italiano ad Hong Kong
Il cinema italiano sta decisamente attraversando un periodo di rinascita dal punto di vista delle produzioni e, soprattutto, della freschezza dei contenuti. Ce ne rendiamo conto analizzando la fortuna delle nostre distribuzioni non soltanto sul territorio nazionale, ma su quello internazionale dove assistiamo ad un rinnovamento del gusto nei confronti del nostro cinema a favore di pellicole che raccontano storie molto diverse tra loro.
Le agenzie stampa riportano ad oggi un completo sold out per la quinta edizione di Cine Italiano! – Cinema Italian Style, la kermesse prodotta da Istituto Luce Cinecittà che dal 21 al 25 settembre porteranno sette tra i migliori film della passata stagione. Si aprirà con Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese e si potrà assistere alla proiezione di Io e Lei di Maria Sole Tognazzi, Le confessioni di Roberto Andò, Veloce come il vento di Matteo Rovere, Suburra di Stefano Sollima, Fiore di Claudio Giovannesi, L’attesa di Piero Messina. Fiore all’occhiello sarà la proiezione di uno dei più grandi classici della cinematografia italiana, Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore nella versione restaurata digitalmente grazie al supporto di Dolce & Gabbana, in collaborazione con Luce Cinecittà e la Cineteca di Bologna.
Otto film che raccontano l’Italia ognuno da un punto di vista diverso che si propongono al botteghino al fianco delle grandi produzioni americane con storie che proveranno ad appassionare il mercato orientale.
“La naturale evoluzione del festival Cine Italiano è stata proporre al pubblico di Hong Kong il cinema italiano contemporaneo, che programmiamo in un multisala, di fianco a colossi asiatici e americani, ottenendo una grandissima attenzione sia di pubblico che di stampa” ha dichiarato Roberto Cicutto, presidente e ad di Istituto Luce Cinecittà che porta avanti questa sfida da cinque anni.
A partire dal dopoguerra ad oggi, il cinema italiano ha assistito ad un leitmotiv ricorrente: ogni periodo di crisi va affrontato con una proposta culturale alternativa, esportando le nostre produzioni sui mercati esteri. Così la necessità di ricreare ancora una volta la cinematografia nel nostro Paese passa dal confronto, un confronto che non si limita più ai confini europei dello stivale ma attraversa oriente ed occidente alla ricerca di un pubblico sempre più vasto.
Andando ad analizzare la fortuna del cinema italiano all’estero nell’ultimo anno, ci rendiamo conto che già a monte esiste una precisa collocazione nella disponibilità alle coproduzioni con i paesi esteri. Uno su tutti, la Francia, con il quale il nostro cinema ha consolidato una collaborazione forte già nel decennio 2000-2010.
Se il “cinema italiano degli anni zero” ha raccontato il nostro Paese alimentando principalmente il filone della commedia, quelle stesse produzioni sono servite a fare cassa per produrre, distribuire e promuovere una serie di nuovi generi “all’italiana” tra espressioni del drammatico, della narrativa autoriale e del nuovo fenomeno d’essai. Non è un caso però che il cinema italiano resti ancora ancorato ad un fenomeno di commedia “all’italiana”, un genere di produzione che dimostra che al cinema gli italiani vogliano, sostanzialmente, passare un momento di spensieratezza piuttosto che di riflessione.
Il fatto che il botteghino riporti ai vertici un genere di produzione legato alla cultura e al folklore italiano, i dati fanno riflettere su una certa inversione di rotta che riscontriamo nella presenza di film come Youth e Suburra, due produzioni che devono la loro fortuna al fatto che, sostanzialmente, in Italia si è più legati al fenomeno mediale che a quello strettamente cinematografico.
Due produzioni che hanno un richiamo generato dall’hype della vittoria agli Oscar di Paolo Sorrentino, da una parte, e dalla grande fortuna di pubblico che ha avuto Stefano Sollima con la sua produzione televisiva Gomorra: La serie la quale ha totalizzato una serie incredibile di successi sul mercato europeo e statunitense.
Per questo motivo ci si può rendere conto che alcune tra le nostre più promettenti produzioni debbano prima oltrepassare i confini del nostro Paese, prima di avere una certa eco sul nostro pubblico. Certo, non è una regola e io non dico la verità in tal senso, ma a giudicare dai dati sembra che, al solito, si assista un po’ al fenomeno classico del “nemo propheta in patria sua”.
In tal senso, esportare il cinema italiano ad Hong Kong ha un senso ben preciso, ovvero quello di espandere i confini della distribuzione dei nostri prodotti su un mercato davvero importante come quello cinese e proporre un’alternativa alle grandissime produzioni con film d’autore e di una differente profondità. Non soltanto effetti speciali e produzioni multimilionarie, ma storie ben scritte con la tradizione di un cinema che ha portato le emozioni davanti la macchina da presa. Non è perciò un caso che venga scelto Nuovo Cinema Paradiso come apri-pista storico alla presentazione di alcune tra le migliori produzioni dello scorso anno.